Da Nervesa a Valdobbiadene…. Nella terra dei sapori!
- vagabondiontheroad
- 13 giu 2015
- Tempo di lettura: 4 min

Buongiorno Vagabondi !
Qui di seguito un nuovo possibile Tour da poter fare in compagnia e sulle due ruote.
In questo Tour (Segnalato dal Vagabondo Mauro Simion) andremo a zonzo per il Trevigiano, terra del radicchio rosso di Treviso e Radicchio Variegato di Castelfranco IGP, asparago bianco di Cimadolmo IGP (Indicazione Geografica Protetta), formaggio Casatella DOP (denominazione di origine protetta) e vini DOC e DOCG, tra cui il famosissimo Prosecco. Questi sono i prodotti più rappresentativi del territorio trevigiano, mentre tra i piatti tipici si ricordano risi e bisi (riso con i piselli) e sopa coada (zuppa di piccioni).
Come punto di partenza abbiamo definito Nervesa della Battaglia (TV) , come punto di arrivo abbiamo scelto Valdobbiadene (TV) per un totale di 84 km
Ora alcune info:
Nervesa della Battaglia
Il toponimo si ricollegherebbe al nome latino Nerva o Nervinius, forse un proprietario dell’epoca romana.La presenza della civiltà romana è attestata dai numerosi reperti: nei pressi dell’abbazia di Sant’Eustachio furono ritrovate una colonna e la sepoltura di un liberto, risalenti al I secolo d.C. Si ipotizza che sul luogo sorgesse un fortilizio, mentre il territorio sottostante era coinvolto nella centuriazione di Treviso.Nervisia viene documentata per la prima volta in una bolla imperiale del 954, nella quale Ottone III donava il territorio ai conti di Treviso, i Collalto. La storia di Nervesa rimarrà a lungo legata a questa famiglia, che avevano sede nei vicini castelli di Collalto e San Salvatore, presso Susegana.Furono proprio alcuni rappresentanti della casata a fondare, nell’XI secolo, l’abbazia di Sant’Eustachio e, più tardi, la certosa del Montello. La prima va ricordata come notevole centro di cultura che ha ospitato diverse personalità quale Giovanni della Casa, che qui compose il suo Galateo.La Serenissima giunse nella zona nel 1339, ma è solo sul finire del secolo che avrà il controllo definitivo sul Trevigiano. Dal 1470 il Montello fu vincolato come patrimonio boschivo riservato all’Arsenale, con pene severissime contro lo sfruttamento di frodo.
Bigolino
Il suo nome sembra derivare dal termine longobardo bigollum, ovvero “territorio del natante” (Fonte: dal libro “Valdobbiadene” di Pivetta Gio Batta, 1926), oppure da Bigollium che pare fosse il nome del traghetto che trasportava le persone da una sponda all’altra del Piave; altra ipotesi vuole “Biguol-ino” antico porto dove i longobardi si fermavano a riposare con le zattere di legnami provenienti dalle montagne (Fonti: dal 1° libro sul paese, “Centenario della Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo in Bigolino”, 1969); “Bigól” è anche un attrezzo di legno arcuato che si appoggiava sulle spalle per trasportare i secchi (Fonte: tradizione contadina veneta)
La strada principale, un tempo, era l’ormai semicoperta Calmaor: Callis Major significa, appunto, strada maggiore, principale e, sicuramente, si trattava di un percorso antico ed importante, forse una succursale della Claudia Augusta Altinate. (Fonte: dal libro “Bigolino – documenti e materiali per una storia”, 1986. Inoltre, il più credibile tracciato della Via Claudia Augusta Altinate è stato ripercorso totalmente a piedi, da Augsburg (Germania), fino ad Altino (Venezia) ed è riportato nel libro: “Sulla Via Claudia Augusta Altinate”, di Neri-Vernaccini, 1998)
Miane
Si suppone che l’eponimo di Miane fosse un certo Aemilius, soldato veterano romano: una conferma delle quasi certe origini romane di questo centro della pedemontana. Sembra, infatti, che Miane sia nato come pagus romano, dipendente da un municipium, ciò si può evincere dalla prossimità di Miane con Ceneda che, ai tempi della Roma repubblicana, era un centro di discreta rilevanza, e dalla vicinanza con la strada Claudia Augusta, grande arteria lungo la quale sono sorti numerosi paesi.Pare che a Miane, con il diffondersi del Cristianesimo, si trovasse un luogo di culto a cui facevano riferimento i fedeli delle zone limitrofe, così che, la cittadina, si trovò a rappresentare un centro di coesione spirituale prima ancora che commerciale o amministrativo.La discesa dei barbari (IV secolo d.C. circa), turbò l’ordine che i romani avevano impresso alla zona, ma lasciò intatto il frazionamento ecclesiastico in pievi e cappelle: da qui la nascita della Pieve di S. Maria di Miane, che stava sotto Treviso, e delle cappelle di Visnà, Vergoman, Combai, Campea e Premaor.Con l’ordinamento degli anni successivi queste cappelle vennero chiamate regole e ciascuna di esse venne posta sotto il governo di un meriga, spalleggiato da due giurati; la pieve, invece, divenne il centro del Comune.Fino alla caduta della Serenissima questo ordinamento rimase immutato; durante il periodo napoleonico prima e quello austriaco poi, Miane fu retta da una Deputazione comunale.Quando il Veneto venne annesso all’Italia, fatto salvo il ventennio fascista durante il quale fu tenuta da un Podestà, Miane assunse la medesima forma di amministrazione che presenta oggi.
Valdobbiadene
Paolo Diacono, nella sua Historia Langobardorum accenna al paese natale di San Venanzio Fortunato chiamandolo Duplavilis. Da questo (che indicava, probabilmente, due ramificazioni del Piave-Plavis) dovrebbe essere derivato l’attuale toponimo che, in passato detto Val di Dobiadene, indicava un po’ tutta la regione limitrofa. I primi reperti risalgono all’età preistorica e all’epoca romana. Nonostante la loro scarsità, appare abbastanza sicuro che questa zona fosse civilizzata, cosa favorita dalla presenza di importanti città quali Asolo, Feltre e Belluno. Altre testimonianze al riguardo possono essere ricavate persino dagli stessi toponimi.Bisognerà aspettare però il 7 maggio 1116 per avere un documento scritto che citi Valdobbiadene. In questo l’imperatore Enrico V stabiliva i confini delle varie comunità della regione.
Per la mappa fate clic qui MAPPA . Speranzosi che possiate condividere il Tour con più amici possibili vi auguriamo Buona strada!
Lo staff VagabondiONTHEROAD
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